LA MACINA
Recco, 22 marzo 1998 Non ci è dato sapere come accadde esattamente il fatto, né quando…solo che un giorno le persiane della casa rimasero chiuse anche se il sole era già alto. Forse qualcuno era malato…ma dopo un mese: qualche dubbio si era già insinuato nel paese . Lui, Giacomino, passava per le strette vie incastrate del paese con la testa bassa, insaccata nel cappello floscio con la barba sempre più lunga e nera di rabbia. Batté gli scarponi sullo scalino infangato della porta, il fiume, vicino, gorgogliava lieto ed appagato della sua solitaria esistenza. Giacomino aprì la ciuixa, l’acqua sferzò il muschio del canale e precipitò sulla ruota, che restò ferma, pensosa ancora addormentata poi prese a girare con un lento cigolio di sbadiglio; con le mani sui fianchi, il mugnaio stava a guardare, ipnotizzato dal luccicare del fiume: le sponde coperte di foglie gialle sventolavano al vento lunghi alberi spogli. Giacomino si scosse – Doveva lavorare lui! – entrò dentro tra i mil