Tempesta


Qui cadde Tempesta
tra i biancori invernali
i rossi delle faggete
sotto questo cielo blu infinito.

Guardo i valloni fioriti:
echi, lontani, di guerre indimenticate
passano
tra gli stormi di rondini spaurite.

Immobile resto
senza pensieri
ascolto racconti non detti
gesti antichi
rumori lieti
attendo suoni
che stravolgano la quiete irreale
Attendo chi non può
ritornare
in queste case arroccate di pietra
bianche lapidi sui muri testimoni.

Guardo lontano i monti
- Qui cadde Tempesta
mi disse l’amico vecchio
- Non torna?!
- No! – dissero alla madre.
Attendo
Cosa?!
La vita che torna.

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Quando ho scritto questa poesia l'ho fatto perchè mi era stata chiesta, e come tutte le cose chieste era uscita forzata, poi mentre ero su di una panchina vicino alla ferrovia di Limone Piemonte ecco la folgorazione perchè non raccontare una persona e così mi ricordai di Tempesta, Ugo Beccanti, morto a 18 anni in uno dei tanti massacri perpetuati in guerra nel paesino di Barbagelata, un ragazzo di origini Emiliane che era venuto a battersi per la sua libertà che poi sarebbe stata la nostra.

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